mercoledì 23 gennaio 2013

Da un piccolo fatto una grande indicazione

Ho recentemente ricevuto il rendiconto economico di un’iniziativa di solidarietà voluta dal Consiglio di Zona 8 a favore delle popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna.
L’iniziativa (Ape Reggiano) consisteva in un aperitivo solidale il cui ricavato doveva essere devoluto come contributo per la ricostruzione della scuola elementare di Medolla.
L’iniziativa, progettata dal Consiglio di Zona, è stata successivamente appaltata ad un’associazione (Rinascimento Metropolitano) che ne ha curato la realizzazione. Per questa iniziativa il Consiglio di Zona 8 ha stanziato €1.500 mentre il ricavato versato per la ricostruzione della scuola è stato di €1.350,53
Quindi il risultato dell’iniziativa, il cui obiettivo era la raccolta di fondi pro terremotati, è stato fallimentare in quanto il contributo versato risulta inferiore all’importo speso dal Consiglio di Zona stesso.
Questo è quanto succede agendo in ottica “statalista”, cioè quando l’Ente Pubblico (Stato, Regione, Provincia, Comune o Circoscrizione) decide di agire in prima persona invece di aiutare chi, nella società civile, già opera in quel settore. In uno studio pubblicato due anni fa da una università tedesca sul metodo di governo della Lombardia si evince che il metodo sussidiario garantisce un fattore moltiplicativo tra 7 e 10 rispetto al contributo erogato. Questo significa che se io Ente Pubblico erogo 10€ di contributo ad un’associazione che già opera in quel determinato campo ottengo per i cittadini un controvalore da 70 a 100€  (mentre se agisco direttamente in prima persona il risultato è negativo come nell’esempio appena visto).
Stessa logica per un’altra iniziativa fatta prima di Natale chiamata pacco solidale dove il Consiglio di Zona è andato ad acquistare presso un supermercato (con tanto di gara pubblica) delle derrate alimentari per i cittadini poveri. In pratica ha fatto una specie di Banco Alimentare in proprio, rinunciando ancora una volta al fattore moltiplicativo che si sarebbe ottenuto con una politica sussidiaria.
In un momento economico duro come quello che stiamo attraversando  credo  sia dovere morale delle Amministrazioni Pubbliche far fruttare al meglio ogni euro speso (frutto delle nostre tasse).
Allargando ulteriormente la visione appare chiaro che l’attuale livello di welfare sociale risulta difficilissimo da mantenere se non si passerà da una concezione di welfare state a quella di welfare society, cioè a
una forma di risposta alla crisi del Welfare, basata sul principio di sussidiarietà e incentrata sulla valorizzazione da parte dell’ente pubblico dei tentativi già in atto nel corpo sociale di gestire autonomamente le risposte ai propri bisogni.
Per questo motivo, nell’approssimarsi delle elezioni Politiche e Regionali invito tutti ad analizzare i vari programmi privilegiando quelli dove sia previsto l’utilizzo del principio di sussidiarietà, e all’interno dei partiti (là dove si può, come ad esempio nelle elezioni regionali) invito a scegliere persone che per storia e cultura lavorano con la sussidiarietà e non con una visione statalista della società.